Pagine

mercoledì 23 novembre 2016

al Torino Film Festival verrà presentato il nuovo film di Elisabetta Sgarbi "La lingua dei furfanti", sulla rivoluzionaria produzione artistica dell'immenso Romanino nel corso della sua esperienza a Pisogne, Breno e Bienno tra il 1532 e il 1541


Sinossi: magnifici affreschi del Romanino in tre Chiese della Val Camonica. Fondendosi con la materia pittorica, perlustrando le scene e insegnando a vederle, l'intelligente saggio visivo mette a fuoco le innovazioni introdotte dal pittore lombardo, che consegna il senso dei suoi dipinti a figure marginali, sguardi nascosti, gesti degli umili. Da un soggetto di Giovanni Reale, voce di Toni Servillo e musiche di Franco Battiato


La lingua dei furfanti, l’ultimo film di Elisabetta Sgarbi, sarà presentato in anteprima assoluta, nella sezione Festa Mobile, al 34° Torino Film Festival. Prodotto da Betty Wrong con il sostegno di UBI Banca e diretto da Elisabetta Sgarbi, vede la partecipazione di Giovanni Reale ed Eugenio Lio alla sceneggiatura, i testi di Luca Doninelli interpretati da Tony Servillo e le musiche a cura di Franco Battiato.
Giovanni Testori scriveva come “a Pisogne, a Breno, a Bienno Romanino tiri a far ‘cagnara’, non v’ha dubbio alcuno. Egli sembra costringere i suoi personaggi a venire sulla scena a furia di calci nel sedere; e non è meraviglia che, una volta lì, essi, tra impetuosa incapacità a organizzarsi, in lingua e vergogna, finiscano col gonfiar tutto; a cominciare dalle loro stesse membra per finire alle parole che ruttan fuori quasi nubi di fumetti odoranti d’osteria, e alle piume dei cappellacci, che si rizzano, unte e bisunte, come quelli di tacchini incazzati.”

Elisabetta Sgarbi torna da Girolamo Romanino, torna in Valle Camonica, dopo il suo lavoro sulla Via Crucis di Cerveno di Beniamino Simoni, avendo in mente le dense parole di Testori, e presenti le puntuali ricostruzioni teologiche di Giovanni Reale (che dimostrano la profonda conoscenza della materia di fede che aveva Romanino). In La lingua dei furfanti compone in un unico film il ciclo di affreschi che Romanino realizzò, tra il 1532 e il 1541, a Pisogne, a Breno, a Bienno in provincia di Brescia; e prende sul serio quello scambio di vita e forma che sprigiona l’energia degli affreschi di Romanino nelle tre chiese: torna tra le case e tra la gente di quei borghi che anche Romanino doveva aver osservato a lungo e, infine, ritratto; li rimette all’opera e li tratta come pittura, per dare nuova vita alla pittura, già impetuosa, di Romanino; e continuando in quello scambio che attraversa l’avventura di Romanino in questa valle bresciana, riparata dal fulgore di Venezia e Roma, ma che non fa rimpiangere per un solo istante né l’una né l’altra.

“Un film ininterrotto, questo, - dice Elisabetta Sgarbi - che mi segue da anni. Anzi da cui sono inseguita da anni, da prima di conoscere la Valle Camonica, da prima di conoscere Romanino: da quando mio zio Bruno, mia madre Rina, e poi mio fratello Vittorio, si arrampicavano sin lassù, precedendomi. Così che questo film, così personale nei modi, mi sembra una strana biografia familiare, un mio nascosto romanzo di formazione, che ho condiviso con un altro amico e compagno di avventure, Giovanni Reale.”

Elisabetta Sgarbi ha fondato e dirige La nave di Teseo editore. Ha ideato, e da 18 anni ne è Direttore artistico, il festival internazionale La Milanesiana. Dal 1999 dirige e produce i suoi lavori cinematografici che hanno partecipato ai più importanti Festival cinematografici: Venezia, Locarno, Cannes, Torino, Roma, Londra, New York.