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venerdì 16 marzo 2018

L'ISOLA CHE NON C'ERA SUL LAGO DI ISEO La domanda da 10.000 €: ce la farete a realizzare l’isola???



Il gruppo promotore, le associazioni culturali e sportive che hanno aderito al progetto stanno organizzando 80 ORE di attività alternanza scuola lavoro a sostegno della cultura e dello sport del nostro territorio. Il tema del progetto di quello della comunicazione della cultura, dell’ambiente e dello sport e abbiamo già realizzato le prime 40 ore presso l’agriturismo “Libera Università di Alcatraz” di Jacopo Fo e stiamo realizzando le ulteriori 40 ore già previste in collaborazione con L’EMPORIO delle Idee di Costa Volpino e con le compagnie teatrali Olive a pArte e Silence Teatro di Lovere, la Lanterna Teatrale di Marone.

La prima classe che ha aderito a questa prima sperimentazione è la IVB del Liceo Scientifico di Lovere, indirizzo Scienze Applicate e grazie a questi studenti “La Cultura Addosso” ha partorito il suo primo piano di comunicazione.

Durante l’esperienza presso l’agriturismo di Jacopo Fo a Gubbio (approfondimenti qui) infatti i ragazzi hanno scelto di impegnarsi nella promozione di un progetto ecologico-ambientale: “L’Isola che non c’era sul Lago d’Iseo”. 

Si tratta di un’isola che depura l’acqua del nostro lago completamente autonoma e senza impatto ambientale (Scheda tecnica dell’isola). Esistono altre isole di bottiglie di plastica nel mondo, ma la nostra è l’unica che produce acqua pulita.

E’ un’isola che servirà a depurare il lago, ma non solo: anzitutto la faremo viaggiare verso tutte le scuole che si affacciano sul Sebino perché i bambini possano imparare e copiare l’idea, i docenti possano insegnare l’ecologia, ma soprattutto serve a tutti noi per comunicare la nostra passione per il nostro ambiente e il nostro lago 
Per ora è solo un bel sogno quest’isola, perché abbiamo bisogno di soldi per poter acquistare alcune materie prime e per farci supportare dagli artigiani che dovranno realizzare gli impianti elettrico e idraulico. Sappiamo che ci servono 10.000 euro e abbiamo scelto di scommettere su una piattaforma di crowdfunding e sappiamo che per realizzare questo nostro sogno abbiamo bisogno di te: diffondi e sostieni il nostro progetto!

L’isola di bottiglie di plastica ideata dai ragazzi di 4B del Liceo Decio Celeri potrebbe diventare la terza isola artificiale creata con materiali di scarto. 

Richart Sowa, un artista, un ambientalista e un ex falegname, costruì la prima isola di plastica nel 1998 ma questa fu distrutta dall’uragano Emily nel 2005. L’ uomo non si arrese e così cavallo tra il 2007 e il 2008 iniziò a racimolare materiale riciclato per assemblare un’isola composta da 150 mila bottiglie di plastica che raccolse in vari sacchi. Mise sabbia e terra su una base costituita da vecchi pallet, per favorire lo sviluppo della vegetazione le cui radici in crescita si snodano attraverso la rete dei sacchi con le bottiglie, aiutando a mantenere tutto legato insieme. Sowa ha fatto di quest’isola la sua casa creando una piccola struttura che raccoglie l’acqua piovana per il suo lavandino e sfrutta pannelli solari per cucinare. I suoi rifiuti umani, poi, diventano concime.

Un altro esempio è quello di un 57enne americano, Bruce Kania, che si è inventato un business ecologico: usando dei rifiuti di plastica, crea delle isole galleggianti che contribuiscono a migliorare l’ambiente, puliscono l’acqua e incrementano l’habitat per pesci e altre specie indigene. Le radici delle piante che si prolungano nell’acqua riescono a depurare l’ambiente.

I liceali per far fronte al grave inquinamento del lago d’Iseo hanno ripreso l’idea di Richart e Bruce, ma invece di un’abitazione hanno deciso di installare un sistema di fitodepurazione in grado di riprodurre il principio di autodepurazione tipico degli ambienti acquatici.

Purtroppo esiste un’altra famosa isola nota anche come grande chiazza di immondizia del Pacifico che è un enorme accumulo di spazzatura galleggiante (composto soprattutto da plastica) situata nell’Oceano Pacifico. La sua estensione non è nota con precisione: le stime indicano un’area più estesa della superficie degli Stati Uniti con un ammontare complessivo di 3 milioni di tonnellate di rifiuti.

L’accumulo si è formato a partire dagli anni 80, a causa dell’azione di una corrente oceanica dotata di un particolare movimento a spirale in senso orario, il centro di tale spirale permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra di loro, formando un’enorme “nube” di spazzatura presente nei primi strati della superficie oceanica.

Una chiazza di detriti galleggianti simile, con densità comparabili, è presente anche nell’Oceano Atlantico.

A causa della plastica dispersa nei mari molti animali come tartarughe e uccelli muoiono a causa di questi scarti, scambiati talvolta per meduse o pesci.