Oltre ad essere luogo di meta turistica, il Lago d’Iseo, chiamato anche Sebino, è ricco di leggende che si tramandano da secoli.
MONTISOLA, la più grande isola lacustre d’Europa. Qui tutti si ricordano il giorno della Matta e molti ragazzini ancora ne sono terrorizzati. Ma chi era la “Matta”? Si narra che il 14 luglio di ogni anno le acque del lago d’Iseo si tingano di un colore cupo e che una misteriosa strega, la Matta appunto, afferri per le gambe i bagnanti mentre nuotano in prossimità delle “ere” e li trascini nei fondali. Realtà o fantasia, fatto sta che molte e misteriose sono le morti per annegamento che succedono proprio il giorno della Matta e nessuno sull’isola sa darne una spiegazione.
ISEO. Ma la “Matta” sembra non essere l’unica a divertirsi ad afferrare le gambe dei bagnanti. Una leggenda narra che la madre di San Pietro fosse una donna malvagia, che durante la sua vita non aveva mai compiuto una buona azione. Per questo, quando morì, andò all’inferno. Pietro riuscì con le sue preghiere ad ottenere di poter portare con lui in Paradiso la propria madre, e così dal Paradiso venne buttata una lunghissima e grossa corda che arrivava fino all’Inferno. La madre di Pietro poteva così arrampicarsi e raggiungere il proprio figlio, ma dietro di lei si attaccarono anche altre anime dannate, desiderose di uscire dal quel terribile luogo. La madre di Pietro se ne accorse, e nonostante fosse quasi in cima e vicina quindi al proprio figlio, cercò furiosamente di scacciarle. Lo fece con così tanta forza e accanimento che perse l’equilibrioe scivolò con loro nuovamente all’Inferno. La corda venne quindi ritirata e non le fu più concesso di risalire. Pazza d’odio e di rancore verso tutti, da quel giorno, la madre furibonda di Pietro, esce dall’Inferno proprio nel giorno della festa dedicata alla santità del figlio, il 29 giugno, scatenando furiosi temporali e aggirandosi sul fondo del lago. Si dice che tenti di afferrare le gambe dei bagnanti per vendicarsi con suo figlio che non l’ha portata in Paradiso e vuole trascinare almeno un’altra anima all’Inferno.
Peschiera Maraglio, è un paesino posto a Montisola. Degli scritti risalenti al 1578 confermano l’ipotesi che vi fosse un santuario dedicato a San Rocco e che si trovasse nei pressi della chiesa parrocchiale, ma non era consacrato e serviva per celebrare messa quattro volte al mese. Ma già nel lontano 1677 non si parlò più di questa cappella, che come confermano gli scritti, doveva anche essere decadente. Resta comunque il fatto che nessuno però abbia ancora individuato parti della sua struttura, o i resti di una cappella distrutta dal tempo.
PISOGNE, terra aggregata alla Val Camonica dal XIV° sec., si narra che nel 1518 alcune donne trovarono morte atroce per le ingiustificate accuse di stregoneria. Otto giovani vennero accusate di comportamenti soprannaturali, o meglio satanici. Ree confesse dopo lunghe ore di torture subite nelle prigioni, le donne vennero quindi condotte in processione, nella piazza Umberto I°, nel centro del paese, dove le attendeva il rogo “purificatore”. Una volta legate ai pali, i sacerdoti del tribunale chiedevano loro di confessare pubblicamente i peccati e rinnegare Satana. Venne appiccato il fuoco e la folla assisteva alla loro agonia fra urla di approvazione e disprezzo nei confronti di queste giovani adepte del signore degli inferi.
La Valle del Diavolo, conosciuta anche come la Valle del Freddo. Secondo un’antica leggenda il Diavolo avrebbe sfidato Dio sulla cima del Monte Clemo, che sovrasta i laghi d’Endine e Iseo e dal quale si possono vedere la Valcamonica, il massiccio dell’Adamello, la Valle Cavallina e addirittura la zona della Franciacorta. La posta in gioco era il dominio delle anime che popolavano le vallate sottostanti e la sfida consisteva nel lanciare il più lontano possibile un enorme masso rossastro, di quelli che si trovano nei pascoli della montagna. Satana, che era lo sfidante, lanciò per primo e la sua pietra cadde su un colle della località Pratilunghi, situata proprio davanti alla Valle del Freddo, rompendosi in quattro pezzi. Dio a sua volta lanciò il suo masso che giunse addirittura al di là della valle, sui prati del Possimo. Il Demonio, a questo punto, vedendosi sconfitto, per la collera batté con tanta forza il tallone sulla roccia che la montagna si spezzò, inghiottendolo nelle viscere dell’Inferno da cui era arrivato. Da quelle profondità Satana iniziò ad alitare un vento gelido, una sorta di respiro malefico, che ancor oggi si può sentire e che dà appunto il nome alla Valle del Freddo. In realtà le grosse pietre esistono davvero e sono diverse da quelle circostanti perché si tratta di giganteschi massi erratici portati dal ghiacciaio ai tempi dell’ultima glaciazione.
Spostandoci un pochino verso OME, vi è la leggenda delle sorelle Federici: Calveria e Guercina. Gli anni dopo il Mille furono infatti macchiati da delitti e storie macabre, e soprattutto la storia delle due sorelle colpì la memoria della gente per la loro crudeltà. Calveria e Guercina erano mogli di due altri fratelli: Giraldo e Marzucchio dagli Ome. Spinte dalla sete di un sempre maggior potere, uccisero il loro anziano padre e un fratello. Col favore delle tenebre, indossarono abiti maschili e, armate di frecce avvelenate, assalirono e uccisero due consoli bresciani, colpevoli ai loro occhi di essersi dimostrati troppo favorevoli al popolo. Successivamente progettarono un piano per porre a capo della città i loro rispettivi mariti. Furono però scoperte e costrette a fuggire, ma abbandonando la città si unirono ad una schiera di uomini corrotti e ricercati dalla legge. Forti di questi nuovi alleati, attaccarono ancora per molti anni la provincia bresciana, assalendo, uccidendo e provocando incendi. La loro macabra carriera terminò con la morte di entrambe in uno scontro armato.
(fonte
Xplora Oltre I Confini )