A Cazzago San Martino sorge il sito di Santa Giulia, il luogo di un antico monastero cluniacense.
A Rodengo Saiano sorge il grande monastero olivetano di San Nicola.
Dal castello merlato di Passirano alle pietre romaniche del priorato di San Pietro di Provaglio, dalla pieve romanica di Erbusco a quella di Iseo.
Poi, tornando a Bornato, la pieve di San Bartolomeo, raro esempio di stratificazione storica.
Sono testimonianze d’antichi splendori per itnerari spirituali e culturali di rara bellezza.
La Pieve di Bornato esisteva sicuramente nel 1058 quando viene menzionata in un documento del vescovo di Brescia. In un altro documento del 1291 il Papa Niccolò IV concedeva alla chiesa di San Bartolomeo un’indulgenza in occasione della festa annuale dedicata al santo. Altri documenti del 1339 e 1343, relativi ala versamento delle decime, documentano la vitalità della Pieve.
Solo verso la fine del XV secolo si ha il passaggio definitivo dell’organizzazione pievana a quella parrocchiale in seguito al quale anche San Bartolomeo non sarà più il punto di riferimento di un ampio territorio ma diverrà la chiesa del solo abitato rurale di Bornato.
Il significato del termine Pieve trova la sua origine nel vocabolo latino plebs che veniva utilizzato per indicare la popolazione cristiana sparsa nella campagna, ma anche un luogo di culto dotato di fonte battesimale e cimitero.
L’istituzione delle Pievi avvenne tra l’ VIII e il IX secolo ad opera dei Franchi di Carlo Magno.
Questo popolo, dopo aver sconfitto i Longobardi organizzò nell’Italia padana l’ordinamento pievano, basato sulla divisione del territorio rurale in zone dai confini ben delimitati. Ogni zona era controllata dal punto di vista religioso da una Pieve con a capo un arciprete a cui erano soggetti tutti gli abitanti che risiedevano entro i suoi limiti territoriali.
Alla Pieve si battezzavano i bambini nella notte del Sabato Santo e a Pentecoste, si seppellivano i morti e si amministrava la penitenza; presso la Pieve si celebravano i matrimoni ed i bambini imparavano a conoscere i rudimenti della fede cristiana.
Per sostenere l’impegno pastorale fu istituita la “decima”, una tassa sacramentale che colpiva tutti i fedeli di una chiesa rurale e consisteva nel versamento agli ecclesiastici della Pieve della decima parte dei prodotti agricoli e degli animali che scaturivano dalle attività agricole del territorio sottoposto.
Questa tassa, secondo un’antica legge canonica, era suddivisa in quattro parti: una per il sostentamento e i bisogni del vescovo, l’altra per i sacerdoti della Pieve affinché provvedessero al cibo ed al vestito, la terza per il mantenimento della chiesa e degli arredi liturgici, l’ultima per la carità verso i poveri ed i pellegrini.
Le Pievi del territorio della Franciacorta erano San Bartolomeo a Bornato, Sant’ Andrea a Iseo, Santa Maria a Coccaglio, Erbusco e Palazzolo.