Luigi Fenaroli (1899-1980) fu «insigne botanico bergamasco di fama mondiale, antesignano e cultore degli studi fitogeografici e floristici, nonché protagonista eminente del rilancio postbellico dell’agricoltura e della selvicoltura italiana attraverso il saggio impiego della genetica vegetale».
Dal 1928 al 1932 resse la sezione di Iseo della cattedra ambulante di agricoltura.La sua specializzazione di genetista lo portò in Egitto nel 1956 per risolvere i problemi di miglioramento del mais; nel frattempo si occupò anche del miglioramento della patata e nel 1964 fu chiamato per consulenze in questo settore dal governo canadese. Diresse a Bergamo anche l'osservatorio meteorologico dell'Istituto centrale di meteorologia ed ecologia agraria e pubblicò periodicamente, in collaborazione con V. Nozzolini, i dati rilevati. Pur rimanendo a Bergamo dal 1968 al giugno 1974, quando fu collocato a riposo per limiti di età, assunse la direzione dell'istituto sperimentale per l'assestamento forestale e per l'apicoltura di Trento.
Importò e mise a dimora, presso il Corno di Predore, nel lago alcuni esemplari di cipresso delle paludi o cipresso calvo (Taxodium distichum).
L’arboreto, di Villa Elena ubicata all’ingresso del centro abitato, fu ideato dal padre di Luigi, Giovan Battista, bancario appassionato di piante di montagna e di giardini rocciosi. Ma fu Luigi ad arricchirlo di essenze rare: impiantò il bambù, l’albero della canfora, la sequoia gigante, la quercia del sughero, il ginkgo biloba, una ricca varietà di felci che caratterizzano il sottobosco e altre pregiate essenze.
In un suggestivo angolo dell’arboreto c’è la pianta madre del kiwi, l’Actinidia, che Fenaroli riuscì ad acclimatare nel 1960 quando era direttore della Stazione sperimentale di Stezzano.
Sperimentò infatti la coltivazione del kiwi, che poi si diffuse in tutta Italia, in collaborazione con il giardino botanico della Sorbona di Parigi, importando una decina di piantine dalla Nuova Zelanda. Ricorda Pietro Bettoni, segretario della Fondazione Buonomo Cacciamatta, di cui Fenaroli fu presidente dal 1946 al 1976: «Si deve a lui il riordino del patrimonio immobiliare dell’ente, con l’acquisto anche della proprietà di Fontanella dove, grazie alle favorevoli condizioni climatiche, ebbe inizio con successo la coltivazione del kiwi. Io stesso mi recai dal fittavolo al quale consegnai uno schema del professore con indicato dove dovevano essere messe a dimora le piantine di Actinidia». I suoi studi di genetica vegetale condotti negli Stati Uniti e applicati in Italia tramite la Stazione sperimentale di maiscoltura di Bergamo che diresse dal 1946 al 1968, furono di fondamentale importanza per l’introduzione di mais ibridi in Italia favorendo così lo sviluppo e la produzione dell’agricoltura italiana.
Dal 1928 al 1932 resse la sezione di Iseo della cattedra ambulante di agricoltura.La sua specializzazione di genetista lo portò in Egitto nel 1956 per risolvere i problemi di miglioramento del mais; nel frattempo si occupò anche del miglioramento della patata e nel 1964 fu chiamato per consulenze in questo settore dal governo canadese. Diresse a Bergamo anche l'osservatorio meteorologico dell'Istituto centrale di meteorologia ed ecologia agraria e pubblicò periodicamente, in collaborazione con V. Nozzolini, i dati rilevati. Pur rimanendo a Bergamo dal 1968 al giugno 1974, quando fu collocato a riposo per limiti di età, assunse la direzione dell'istituto sperimentale per l'assestamento forestale e per l'apicoltura di Trento.
Importò e mise a dimora, presso il Corno di Predore, nel lago alcuni esemplari di cipresso delle paludi o cipresso calvo (Taxodium distichum).
L’arboreto, di Villa Elena ubicata all’ingresso del centro abitato, fu ideato dal padre di Luigi, Giovan Battista, bancario appassionato di piante di montagna e di giardini rocciosi. Ma fu Luigi ad arricchirlo di essenze rare: impiantò il bambù, l’albero della canfora, la sequoia gigante, la quercia del sughero, il ginkgo biloba, una ricca varietà di felci che caratterizzano il sottobosco e altre pregiate essenze.
In un suggestivo angolo dell’arboreto c’è la pianta madre del kiwi, l’Actinidia, che Fenaroli riuscì ad acclimatare nel 1960 quando era direttore della Stazione sperimentale di Stezzano.
Sperimentò infatti la coltivazione del kiwi, che poi si diffuse in tutta Italia, in collaborazione con il giardino botanico della Sorbona di Parigi, importando una decina di piantine dalla Nuova Zelanda. Ricorda Pietro Bettoni, segretario della Fondazione Buonomo Cacciamatta, di cui Fenaroli fu presidente dal 1946 al 1976: «Si deve a lui il riordino del patrimonio immobiliare dell’ente, con l’acquisto anche della proprietà di Fontanella dove, grazie alle favorevoli condizioni climatiche, ebbe inizio con successo la coltivazione del kiwi. Io stesso mi recai dal fittavolo al quale consegnai uno schema del professore con indicato dove dovevano essere messe a dimora le piantine di Actinidia». I suoi studi di genetica vegetale condotti negli Stati Uniti e applicati in Italia tramite la Stazione sperimentale di maiscoltura di Bergamo che diresse dal 1946 al 1968, furono di fondamentale importanza per l’introduzione di mais ibridi in Italia favorendo così lo sviluppo e la produzione dell’agricoltura italiana.