giovedì 8 gennaio 2015

Percorrere il fiume Oglio dall'Adamello al Po: la Greenway dell'Oglio


Ogni storia ha un inizio, ogni viaggio comincia con una storia.
Se siete prigionieri del tempo non potrete seguirmi, ma se la vostra immaginazione è pronta a partire, venite con me.
Sulle antiche pietre è incisa l'origine di questa terra. Un cervo, un pesce, una casa, un villaggio, un aratro, un cavallo e due ruote per navigare la meraviglia della realtà.
Le vette ancora innevate del gruppo dell'Adamello emergono dalle nuvole come dal mare preistorico del popolo camuno.
Sono sempre le stesse, ma il tempo non si ferma e la ruota delle generazioni percorre nuove strade.
Le sorgenti impetuose scendono a valle e diventano fiumi, come l'acqua anche l'uomo corre, plasma, inventa, cerca altri orizzonti, attraversa le stagioni e i territori. 
Con le mani dà forma a un'idea, lascia i villaggi e sale in montagna sugli alpeggi estivi, gli animali che l'hanno reso stanziale gli donano oggi la libertà di tornare nomade.
Un viaggio nello spazio e nel tempo, ma non servono formule magiche per partecipare alla corsa, basta salire su una bicicletta; è la ciclovia del fiume Oglio, 280 chilometri di pista ciclabile attraverso 2000 anni di storia e di leggende.
Scorre accanto all'acqua, entra nei boschi e nelle montagne, passa sui ponti seguendo le anse del fiume incontra il lago d'Iseo di cui l'Oglio è il maggiore immissario e l'unico emissario.

Silenzio, nella pace della chiesa di Santa Maria della Neve sembra di udire l'acqua sulle mani di Ponzio Pilato.
Osservo i demoni, le sibille e i profeti che Girolamo Romani detto il Romanino  dipinse nel 1534.
Così, nel borgo di Pisogne Gesù muore e risorge mentre gli uomini ai piedi della croce invocano la fortuna che tutti continuano a cercare.
Fuori il paesaggio lacustre, attraversato dai viaggiatori contemporanei, svela immagini antiche.
Un pescatore quattro secoli dopo, gioca con la stessa sorte di quei giocatori di dadi, sapendo che potrà avere tutto o niente, la sua rete è il vanto e la ricchezza della sua terra. 
Il Monte Isola, montagna e isola insieme, si erge maestosa sull'acqua fino 600 metri di altezza, quì da sempre si fabbricano reti da pesca famose in tutto il mondo.
Iseo, il confine tra acqua e terra, è la storia, sul sagrato dell'antica Pieve di Sant'Andrea passò il Barbarossa, forse in una mattinata di sole simile a questa.
Così le ore scandiscono la corsa del tempo, ma le torbiere del Sebino sono ancora come le videro i monaci dell'ordine cluniacense quando poco dopo l'anno Mille fondarono il monastero di San Pietro in Lamosa . 
Pazienza, coraggio, passione, la Franciacorta, il vino invecchia nelle botti mentre gli uomini continuano a rinnovare la terra e il loro destino.
Altre storie racchiuse nel vetro come in infinite lampade magiche aspettano di essere svelate.
C'era una volta il mare, tra le case, i giardini, e i filari di salici sul mosaico dei campi si stendeva una massa d'acqua dolce così immensa da sembrare un mare, il Mar Gerundo fatto dalle acque di tre fiumi ,un fetido odore, la lingua di fuoco chi affacciandosi alle mura vedrà Taranto il drago di Soncino non potrà salvarsi, chi lo vincerà sarà santo o eroe. La sua leggenda si confonde nella mia memoria con le urla di Ezelino il tiranno incatenato sulla torre del castello e poi ucciso e poi ucciso le paure degli uomini ritornano nel mio viaggio al di là dei secoli.
Un pò più in alto, nel cielo dipinto sulle volte della chiesa di Santa Maria delle Grazie, cantano gli angeli, voci celestiali si fondono ai lamenti di chi brucia all'inferno, eterno dilemma tra il bene e il male.
Nel museo della stampa di Soncino appena dopo trent'anni dalla scoperta di Gutenberg si stampava ciò che prima era memoria orale, l'ingegno dell'uomo apre un altro capitolo.
L'acqua incanalata, di quell'antico mare stagnante non ha più niente, ma anche il progresso che un tempo creò i canali di mattoni e di cemento e le cascate artificiali non è più quello di una volta, il futuro è acqua pulita territori protetti, equilibri delicati. 
Le tappe diventano luoghi dell'anima dove fermarsi e ritrovarsi.
Nel chiostro di Piadena l'acqua innaffia la terra in un movimento ipnotico e generoso.
Germogli, nei vivai, crescono alberi che saranno piantati dove un tempo c'era la foresta, simbolo del legame  tra la forza dell'uomo e il rispetto per l'ambiente.
Il grano è quasi pronto per la mietitura e darà pane come sempre, ma oltre  i campi coltivati, le chiese remote, i cortili gli alti argini i ponti e il corso tranquillo del fiume e delle cose si intravede una nuova meta, è la terra incontaminata dove volano gli aironi, il paesaggio naturale di queste pianure ci restituisce le nostre radici, le speranze, la passione e la fatica di chi crede nelle generazioni future.
 Tra i canneti e i meandri della Riserva delle Bine, nell'acqua delle torbiere di Marcaria, dove il fiume si perde e rinasce come un'oasi, ritroviamo l'impulso mai dimenticato a conservare gli ambienti e le specie come fossero le cose più preziose.
Le moderne biciclette giungono al traguardo passando il ponte di barche di Torre d'Oglio. 
Poco più in là il fiume Oglio dopo 280 chilometri di cammino riversa le sue acque nel Po, ha la stessa lunghezza della pista ciclabile, magica misura di armonia tra uomo e natura.
Il viaggio è finito, ma non è finita questa storia, anche se io non posso continuare e lascio la mia barca alla vostra fantasia.
E adesso mi chiedete chi sono, un guerriero, un diavolo, uno sciamano, e un pescatore, un pittore, un contadino, un tiranno, un santo, la vita come il fuoco si consuma crescendo, la strada come l'acqua di un fiume non è mai la stessa, vorremmo volare  come se avessimo le ali nutrendoci di attimi che chiamiamo  passato e futuro.
 Ma ogni giorno va in scena il presente che ritorna nella stessa effimera rappresentazione di ciò che siamo
 Poi le luci si spengono forse era soltanto un sogno, ma un sogno che diventa realtà sulla ciclovia del fiume Oglio.