mercoledì 15 marzo 2017

La Bottega dei Selva da Riva sul Sebino












... Una colonia di maestri comacini, rappresentata da famiglie dei Selva (o Silva), è approdata anche a Riva di Solto nella seconda metà del XVII secolo. Sono documentate nel 1671 le presenze a Riva di Solto del maestro tagliapietra Giulio Selva da Veglio, figlio del maestro Francesco, e del maestro Martino figlio di Bartolomeo Silva da Cerano de cinque comuni di Mezzena del lago di Como della Valle d’Intelvi. La loro venuta e permanenza sono ascrivibili alla presenza di marmo nero in località Leède e Bögn di Riva di Solto, allora di grande apprezzamento per il taglio di lastre da intarsio marmoreo, materiale fondamentale nel momento cruciale dell’evoluzione del passaggio tra l’altaristica lignea e quella lapidea. 
Giulio Selva q.m Francesco, di professione tagliapietre (o maestro lapicida), sposa il 26 giugno 1679 Maria di Bernardino Polini di Riva di Solto fissandovi residenza. Per soddisfare le svariate committenze apre una bottega o laboratorio avvalendosi del lavoro, per lo più, di maestranze provenienti dalla valle d’Intelvi e dal luganese. [...]
Numerose furono le maestranze di architetti, muratori, scalpellini, stuccatori e pittori che si avvicendarono a Riva di Solto nelle botteghe dei Selva, da cui uscirono opere pregevoli d’altaristica, per lo più in marmo nero (a volte anche bianco) intarsiato con marmi policromi, per le chiese del Sebino, della Valle Camonica e altrove. Questi altari sono riconoscibili fino alla fine del ’700 da intarsi per lo più geometrici su marmo nero, e successivamente da variegata e squisita tipologia di intarsi a girali, a fiorami, geometrici, arricchiti di qualche uccellino, petali di fiori, madreperle. Alcuni recano incisa la data di esecuzione. Le loro opere sono per lo più prive di firma, per cui l’attribuzione dipende dal rinvenimento di contratti e testamenti rogati da notai o di scritture private conservate negli archivi delle chiese o delle confraternite committenti. ...

Dal lago di Como a quello di Iseo, portandosi come bagaglio il mestiere di tagliapietre. È l’emigrazione iniziata a fine Seicento dai lapicidi della Val d’Intelvi, ovvero delle maestranze originarie dei paesi montani sopra il Lario e il Ceresio, al confine con la Svizzera, trasferite a Riva di Solto per realizzare gli altari in marmo delle chiese della zona. Ma perché proprio sulla sponda occidentale del Sebino? «Perche qui c’erano le cave di marmo nero che si avvicinava per coloritura e uniformità cromatica al ricercatissimo “Nero di Paragone”, il marmo di riferimento per l’altaristica utilizzato come fondo per l’intarsio lapideo», spiega il professor Valentino Volta, che per anni ha insegnato Storia dell’architettura alla facoltà di ingegneria di Brescia. «Poi Riva di Solto era equidistante da due centri di produzione altaristica lapidea - continua Volta -: la Rovetta dei celebri Fantoni in Valseriana e la bresciana Rezzato, che aveva cave di marmo. Un altro elemento da tener presente riguarda la posizione centrale tra la Valcamonica, le valli bergamasche e la Franciacorta, tutte aree in pieno sviluppo per il rinnovo degli arredi delle chiese in seguito alla Controriforma». La famiglia di lapicidi originari della Val d’Intelvi che si ferma a Riva di Solto è quella dei Silva, poi attualizzato in Selva, come racconta l’avvocato Bortolo Pasinelli di Fornovo nel volume, appena pubblicato, «Riva di Solto. Zorzino e Gargarino».
«Le cave di marmo nero erano in località Leède e Bögn - scrive Pasinelli -. I Selva erano originaria di Veglio, frazione di Cerano Valdintelvi. Il primo ad arrivare è stato Giulio, che il 26 giugno 1679 sposa Maria Polini, originaria di Riva di Solto, e sposta la sua residenza aprendo una bottega in paese». Pasinelli è riuscito a risalire alla genealogia della famiglia Selva trasferita in Bergamasca e alle opere da loro realizzate consultando gli archivi parrocchiali e gli atti notarili dell’Archivio di Stato di Bergamo. Un lavoro certosino che, unito alle importanti ricerche sul carteggio dei Fantoni portate avanti dal professor Volta, ha portato alla luce una realtà sconosciuta documentando la nascita di queste botteghe di lapicidi comaschi sorte a Riva di Solto tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento. «La bottega più importante era quella di Giulio Selva, che nel 1681 è stato raggiunto dal fratello Giacomo - racconta Pasinelli -. La caratteristica di questi artisti era di utilizzare maestranze edili di compaesani e parenti. Tagliapietre, scultori, scalpellini, stuccatori, pittori e muratori arrivavano dal lago di Como e di Lugano». C’è anche un anno di svolta artistica, come ha scoperto Volta: «La loro tecnica lavorativa si perfeziona attorno al 1690, dopo aver visto i capolavori realizzati per l’altare della chiesa dell’Abbazia di San Paolo d’Argon dai maestri bresciani Antonio e Domenico Corbarelli, fratelli originari di Firenze specializzati nella “pittura di pietra”.
Prima i Silva realizzavano solo composizioni geometriche semplici, ma grazie alla loro grande abilità e all’attenzione per le novità, dopo aver visto i fratelli Corbarelli al lavoro hanno iniziato a sfornare veri e propri capolavori con disegni più raffinati e stilizzati». I Selva collaborarono anche con i celebri Fantoni di Rovetta. «I ricami e i fiorami realizzati in pietra tagliata col filo e poi inseriti nel marmo erano un’attività complessa - continua Pasinelli -. I Fantoni progettavano l’opera, ma la realizzazione veniva fatta dai Selva». Aggiunge Volta: «La collaborazione di queste botteghe con i Fantoni è stata lunga, anche se subordinata. Dai documenti del tempo (un esempio per tutti il testamento con cui il 2 ottobre 1721 Giuseppe Antonio Foresti di Riva di Solto disponeva un lascito di 300 lire all’oratorio del SS. Crocifisso di Solto per «far coprir di cristalli di Venezia le statue di quell’altare...»), risulta che fino al 1740 i Selva lavorassero come subappaltatori dei Fantoni, poi con la morte di Andrea Fantoni - il caposcuola della famiglia di artisti -, hanno iniziato ad avere commissioni in proprio”. Per rendersi conto del lavoro altamente specializzato di questi lapicidi basta ammirare gli altari della maggior parte delle chiese della zona: da Riva di Solto alla Valle Camonica, da Foresto Sparso a Tavernola. A predominare il marmo nero, impreziosito da intagli e decori dai colori più disparati grazie all’utilizzo di marmi e pietre differenti: dal bianco di Carrara al rosso di Verona, passando per lapislazzulo, malachite e alabastro.
Dove trovare i Selva da Riva:  
Riva Parrocchiale
Riva San Rocco
Gargarino SS Ippolito Cassiano
Solto Oratorio del Crocefisso
Zorzino Santa Croce
Tavernola Bergamasca - San Pietro
Vigolo Santa Maria Assunta
Foresto : San Marco
Esmate : San Gaudenzio
Costa Volpino : Santo Stefano
Marone : Santa Maria della Rota
Toline: San Gregorio
Vilminore : Nuova Pieve
Marone : San Martino