Chiesa di San Martino |
L’iniziativa di creare un monastero a Lovere spetta a due frati cappuccini, anch’essi una famiglia religiosa nuovissima all’epoca, che vedendo che qui c’erano ben due conventi di frati e nessuno di suore chiesero a una nobildonna di interessarsi per fondare un monastero. Questa nobildonna, ottenuti i permessi delle autorità, si rivolse alle monache terziarie di Fino del Monte che inviarono quattro sorelle per creare un primo nucleo di vita clariana.
Il 20 aprile 1543 il convento delle Suore Clarisse è costruito ed è loro affidata, per le celebrazioni, la chiesa molto più antica che si trova accanto, la chiesa di S. Martino.
Dopo i primi anni, nel 1549 si stabilisce la clausura, dopo che due sorelle dal monastero di Brescia avevano introdotto la regola clariana approvata da papa Urbano IV; il 25 maggio 1549 il monastero è intitolato a santa Chiara. Nei decenni seguenti, dato il numero crescente di ragazze che chiedono di entrare in monastero, viene costruita una nuova chiesa, che è attualmente offerta in comodato e ospita iniziative culturali. La chiesa fu consacrata nel 1652.
Nelle cronache del primo secolo di vita del monastero troviamo tra l’altro i segni del doloroso passaggio dell'epidemia di peste del 1631-32 che aveva provocato nel paese ben cinquecento morti e l'abbandono di quasi altrettante persone, in maggioranza artigiani e commercianti. È la peste di cui parla Manzoni nei Promessi Sposi.
Il diciottesimo secolo è stato per molte comunità un secolo di decadenza della vita spirituale, e, se non è stato così anche a Lovere, dobbiamo ringraziare prima di tutto il Signore, e poi la presenza efficace dei Vescovi di Brescia, attraverso le loro visite e, in particolare, l'opera di alcune Madri abbadesse che hanno saputo seguire le orme di S. Chiara nella sua maternità spirituale.
Della vita e della figura delle prime nostre sorelle che vissero qui non sappiamo quasi nulla: la loro storia è custodita dal Signore nel segreto ed è rivelata solo nella luce dell'eternità, di altre invece, in tempi più recenti, ci rimane una traccia (a volte solo di poche righe) nel libro dei "necrologi" che raccoglie le testimonianze sulla morte e le virtù delle sorelle.
Le qualità più evidenziate dai necrologi sono: obbedienza, umiltà, compassione, sincerità, amore per tutte le sorelle e per i poveri, zelo nell'osservanza della Regola, pazienza nelle malattie, amore per il silenzio e la preghiera.
Gli ultimi anni del XVIII secolo vedono l'Europa sconvolta dalla Rivoluzione Francese, i cui ideali di "libertà, uguaglianza, fraternità" venivano imposti ai popoli con la forza delle armi.
Nel 1797 l'Italia diventa provincia di conquista. In questi anni a cavallo fra i due secoli, anche il monastero fu coinvolto nelle alterne vicende politiche, con una breve soppressione nel 1798, durante la quale le sorelle trovarono rifugio in una casa situata in riva al lago, che diventò quasi un piccolo monastero in cui riuscirono a continuare una forma di vita comune e di fedeltà alla loro chiamata anche nelle difficoltà dell'"esilio" forzato. La vittoria napoleonica di Marengo ricostituì nella pianura padana la Repubblica Cisalpina e iniziò così un periodo di difficoltà e angherie da parte dei ministri subalterni della Repubblica: tuttavia, pur fra mille prove, le sorelle poterono continuare ad abitare nel monastero.
Intanto la storia faceva il suo corso e nel 1813, dopo la sconfitta in Russia dell'esercito napoleonico, le province di Venezia e Lombardia furono unite sotto il dominio dell'Imperatore d'Austria. Il decreto di ripristinazione del monastero porta la data dell'11 febbraio 1817 e contiene alcune limitazioni e obblighi, fra cui, in particolare, quello dell'educazione delle giovani da parte delle monache. Questo educandato, che venne soppresso solo nel 1865 per interessamento del Vescovo Mons. Girolamo Verzeri, mirava a formare delle future maestre di scuola dando loro, oltre alla base culturale, anche una buona formazione cristiana. Qui studiò e crebbe nel suo proposito di santità Bartolomea Capitanio, dall'autunno 1818 al giugno 1822, rimanendo in monastero fino al 1824 come "maestra approvata".
La famiglia intanto andava crescendo, sia per l'arrivo di nuove postulanti, sia per l'accoglienza di alcune monache, provenienti da altri Ordini, ancora senza monastero e che chiedevano di essere ricevute in comunità. Il generoso inserimento di queste ultime ritardava però l'attuarsi di quella "vita comune in tutto" che era stata il desiderio di S. Francesco e S. Chiara d'Assisi. Infatti la differente provenienza, l'età, le abitudini, la diversa formazione spirituale, creavano dei problemi per l'unità di vita anche nel vitto e nel vestiario.
Per risolvere questi problemi le sorelle maturarono un proposito di maggior comunione fraterna e si arrivò a fissare delle norme concrete che vedevano, per esempio, l'istituzione di una stanza comune dove conservare la biancheria e una maggior uguaglianza a mensa, salvo restando le attenzioni particolari per le malate, secondo la carità e lo spirito della Regola.
Nella seconda metà dell’800 anche il tipo di devozione, ricco di sentimento e di fiducioso abbandono alla Provvidenza, si riflette nel modo di esprimere l'amore per il Signore Gesù e per i Santi da parte delle sorelle clarisse.
Nell'anno 1859 la Lombardia era passata sotto il governo piemontese e le suore vennero a sapere che in Piemonte molte feste religiose erano già state abolite e parecchi monasteri soppressi; la loro preghiera si intensificò allora e la comunità fu posta sotto la protezione del Cuore Sacratissimo di Gesù, di Maria e di S. Giuseppe.
Nel 1866 il Governo sancì un "decreto di soppressione di tutte le religioni". Nel giugno 1868 Madre Angelica Lazzati dovette assistere alla "presa di possesso" della Chiesa da parte del Delegato demaniale, sono gli anni difficili delle soppressioni: ci sono forme di povertà scelte e altre… imposte.
Come si viveva in monastero la povertà? Non è facile per noi oggi immaginare il tenore di vita delle sorelle nei secoli passati, dalle testimonianze delle cronache appare però (oltre alla povertà materiale nel vitto, nel vestiario…) soprattutto la ricerca della povertà evangelica, povertà di spirito che si manifesta nel lavoro assiduo, nella fedeltà alle piccole cose e ai doveri quotidiani e nel guardare sempre, innanzi tutto, a Gesù povero e umile.
Le cronache ci raccontano anche che l'otto dicembre 1885, per favorire la comunicazione fraterna e crescere nel proposito di "vita comune" fu introdotta nell'orario giornaliero la ricreazione, momento durante il quale le sorelle tuttora condividono liberamente le piccole o grandi esperienze quotidiane.
Il secolo XX si apre all’insegna delle novità ed è tutto segnato, per un aspetto, dal progresso, che raggiunge anche i luoghi della quotidiana vita dell'uomo e, per un altro verso, dalla ricerca di un certo ritorno alle fonti.
Il processo di modernizzazione che interessò le clarisse del Monastero S. Chiara nei primi decenni del secolo, è ben significato dall’introduzione della luce elettrica (1916), intorno agli anni '20 si poté usufruire dell'acqua potabile negli ambienti del monastero e un benefattore regalò, nel 1927, il primo armonium per accompagnare il canto liturgico.
Il 21 novembre 1950 Papa Pio XII aveva offerto alla Chiesa, e in particolare agli Ordini monastici femminili, la Costituzione Apostolica "Sponsa Christi", nella quale si raccomandava l'aiuto scambievole fra i monasteri di clausura (alcuni dei quali dopo la seconda guerra mondiale soffrivano per mancanza di aiuti spirituali ed economici). Nacquero così le "Federazioni" che raggruppano vari monasteri in base alla collocazione geografica. Il monastero S. Chiara di Lovere fa parte della Federazione Piemonte-Liguria-Lombardia, e proprio qui si svolse, nel novembre 1955, il primo incontro fra le Madri Abbadesse di undici monasteri.
Iniziava così un cammino di arricchimento reciproco che continua tutt'ora favorendo molto la crescita della comunione fraterna e la formazione iniziale e permanente.
Per le sorelle povere, come per tutta la Chiesa, il maggior evento di grazia della seconda metà del secolo XX è stato il Concilio Vaticano II, che ha portato un grande rinnovamento della vita spirituale insieme alla riscoperta dell'importanza del carisma dei fondatori. Con la celebrazione della liturgia in italiano ogni sorella (cominciando dal 1972) ha potuto avvicinarsi con maggior facilità alle ricchezze della Parola di Dio, la quale è il sostegno quotidiano della vita monastica. Anche il modo di incarnare i voti religiosi è stato riveduto in base ai documenti conciliari e post-conciliari.
Come accennavo all’inizio, un passo significativo di rinnovamento fu compiuto dalla comunità con l'abbracciare, nel 1974, la Regola scritta dalla stessa Madre S. Chiara, risalendo così alla prima fonte del carisma delle sorelle povere.
Un fenomeno caratteristico del nostro tempo è quello dello scambio di aiuti fraterni fra i monasteri, soprattutto nell'ambito della stessa Federazione. A più riprese alcune sorelle di questo monastero sono andate ad aiutare, per un periodo limitato di tempo o anche definitivamente, altri monasteri, così che i legami di conoscenza e di amicizia fra sorelle sono adesso ben più vivi che nei secoli passati.
Nel 1988 è stato possibile portare a compimento un progetto che era nei desideri del nostro Vescovo Mons. Luigi Morstabilini prima e poi di Mons. Bruno Foresti; la fondazione di un nuovo Monastero a Bienno. Così nel 1988 ha avuto inizio la storia del nuovo Monastero S. Chiara, in Valle Camonica, con cinque "fondatrici" partite da Lovere. Un altro capitolo della storia di questi ultimi anni riguarda la ristrutturazione dell'edificio del monastero. Dopo qualche anno di discernimento, si arrivò alla decisione di rinnovare il monastero, vendendo anche, a questo scopo, tutta l’ala dov'erano i locali del noviziato e la casa del cappellano. Dal 1973 al 1975 la comunità si trasferì a Darfo (Bs), in un grande convento messo a disposizione dalle suore Figlie del S. Cuore di Gesù.
La nuova cappella, dedicata all'Immacolata, fu consacrata dal Vescovo ausiliare Mons. Pietro Gazzoli il 6 dicembre 1975. L'attuale Chiesa è stata successivamente decorata con le artistiche vetrate e la Via crucis di fra Costantino Ruggeri.
Nella Chiesa di oggi, la vita delle figlie di S. Chiara d'Assisi si pone ancora, in umiltà e letizia, come un piccolo grande segno della misericordia di Dio verso l'umanità, nel ripercorrere la storia del nostro monastero rimangono come motivi di gratitudine e di lode al Signore: il desiderio di rispondere alla chiamata alla santità, la bellezza dell'umile vita quotidiana fra sorelle povere e, sopra ogni cosa, la serena luce del Vangelo del Signore Gesù.
Al nostro fare memoria oggi si aggiunge anche la festa per il 25° di professione di due di noi, che proprio nella solennità di Cristo Re hanno professato la Forma di Vita di Santa Chiara, 25 anni fa… Il nostro incontro è un dono e segno della Chiesa-Sposa che si manifesta nella sua varietà e bellezza, per ringraziare il Signore Gesù, Re immortale dei secoli e Signore dell’Universo.
Sr. Chiara Alba Mastrorilli
20 Novembre 2016