A cosa vale la bellezza, a cosa vale la ricchezza?
A cosa valgono gli onori, a cosa vale la nobiltà?
(Hélinand de Froidmont, Vers de la Mort)
Le danze di morte costituiscono una preziosa testimonianza dello stato spirituale e morale che regnava nel Medioevo, un’epoca che coltivò l’idea della morte con tanta insistenza, probabilmente a causa della peste che dovette generare un profondo sbigottimento nell’animo della generazione che sopravvisse ai suoi assalti più violenti. Morte, non solo come pia esortazione (memento mori), ma satira sociale perché i poveri potevano vedere i ricchi come propri eguali, e grande argomento cristiano: Dio unirà i peccatori, davanti a Lui tutti sono uguali e responsabili delle proprie azioni: la morte dunque si poneva come messaggera di Dio.
La chiesa di “San Silvestro”, dedicata al papa che battezzò Costantino, ex “Oratorio dei Disciplini”, sorge sul sagrato della “Pieve di Sant’Andrea” e incorpora l’abside di una precedente chiesa romanica. Nel 1985 nel corso di restauri, vennero portati alla luce otto riquadri affrescati bicromi risalenti al quattrocento (1485) raffiguranti una “Danza Macabra”.
La “Danza Macabra”, particolare e rara opera di notevole e distinto valore storico, raffigura personalità del ceto medio, un patriarca, un vescovo ed un re. Tutte le persone sono raffigurate con accanto uno scheletro con un sudario funebre sulle spalle. L’affresco ha subito nei secoli, oltre all’offesa del tempo, anche da quelle dell’uomo; mani sconosciute scavarono a fondo le orbite degli occhi degli scheletri quasi a volerne cancellare quello sguardo inquietante, penetrante e maligno.
Di origini romaniche, era probabilmente l'oratorio privato del vescovo di Brescia quando soggiornava nel vicino palazzo Martinengo, l'attuale convento delle Suore Canossiane.
Nel corso dei secoli ha subito diverse modifiche e aggiunte. Nel XV secolo le venne addossata una palazzina sul lato meridionale, ad uso della Confraternita dei Disciplini della Santa Croce. Parte della struttura architettonica originaria, risalente ai secoli XII-XIII, è ancora visibile, nonostante il tetto sia stato sopraelevato nei secoli XVII-XVIII.
Dopo la soppressione dei Disciplini a seguito degli editti napoleonici del 1797, la chiesa fu sconsacrata e adibita a magazzino e poi a falegnameria. L'oratorio presenta una particolare struttura architettonica: è infatti costituito da due vani sovrapposti. Quello sotterraneo rimase accessibile da un porta in facciata sino alla metà del Cinquecento, quando la porta fu murata e il dislivello fra lo stesso e il sagrato della Pieve di Sant'Andrea colmato con terra.
Dal 1647 il locale fu chiamato il «Carnerio» perché qui vennero riposte le salme e le ossa specialmente di chi era morto durante la peste del 1630.
A quota inferiore rispetto alla facciata vi era una piccola porta che consentiva di accedere ad un locale sotterraneo, posto sotto il pavimento
della chiesa superiore. Questo grande ambiente, che taluni hanno identificato come una chiesa più
antica o come una cripta, fu costruito contestualmente alla chiesa e la sua realizzazione era in realtà
funzionale al posizionamento del pavimento della chiesa alla quota del sagrato della pieve. Il vano
sottostante divenne in seguito luogo di sepoltura, in particolare delle vittime della peste del 1647.
Strettamente legata all’uso cimiteriale del
sagrato era la presenza, documentata a partire
della fine del XV sec., della Disciplina della Santa
Croce insediatasi nella chiesa romanica di San
Silvestro . I Disciplini erano una Confraternita
di laici che avevano come pratica penitenziale il
rituale dell’autoflagellazione; il loro compito all’interno
dell’organizzazione parrocchiale era di
animare le processioni, di praticare liturgie
penitenziali e di accompagnare le persone in
punto di morte, compreso il servizio verso i
condannati alla pena capitale (per questo motivo
le Discipline vennero anche chiamate Compagnie
della Buona Morte). Risale probabilmente
alla committenza dei Disciplini anche la stesura
dell’affresco della Danza Macabra realizzato
nella parte inferiore del catino absidale della chiesa
di San Silvestro nei primi anni del Cinquecento(Archeologia urbana in Iseo -Angelo Valsecchi)
A questo ambito si ricollega la presenza nell'abside di un affresco raffigurante la «Danza macabra» degli inizi del XVI secolo. La danza - inusuale nella zona del Sebino - è inserita in otto riquadri bicromi e raffigura scheletri alternati a personaggi vivi in un lugubre ballo rituale.