La “coppa del pescatore” (III sec. d. C.) |
III secolo d.C., Scipio era un uomo di potere in epoca imperiale romana, amministrava la giustizia, riscuoteva imposte nella regione nella quale si trova ora il borgo di Lovere che in quel tempo si chiamava Leuceris, in ogni caso apparteneva al ceto medio-alto, lo si deduce dall’alta qualità dei corredi rinvenuti nella sua sepoltura, un prezioso “tesoro” in argento.
I conquistatori romani, furono inviati da Augusto con il compito di consolidare il confine settentrionale dell’impero e dopo aver fondato la città di Civitas Camunnorum (Cividate Camuno), attorno al 23 d.C, sottomisero il popolo dei Camuni e governarono sul lago d'Iseo e dintorni nel piccolo villaggio di Leuceris.
Sui lussuosi manufatti, che non erano di fabbricazione locale, ma di importazione, per identificare la sua proprietà fece incidere le sue iniziali SC SCP e SCIP.
Faceva parte di tale servizio da mensa anche la straordinaria “coppa del pescatore”, decorata a sbalzo e bulino, raffigurante una scena di pesca e motivi marini. E' una coppa argentea con scene di pesca, che ha sul fondo, all'interno, la figurazione a bulino di un pescatore; nella larga fascia all'intorno, in lavorazione a sbalzo, pesci, crostacei e molluschi, insieme a strumenti di pesca, come nasse, reti e fiocine. È un'elegante fantasia ornamentale in cui gli animali sono rappresentati sia nella loro vita nell'acqua, che come natura morta; ma sempre in modo assolutamente veristico, sì che è possibile riconoscerne esattamente la specie.
Il fatto che i vasi d'argento siano stati deposti come segno di status nelle sepolture sembra contraddire l'affermazione di Tacito secondo cui gli argentea vasa, offerti loro come dono diplomatico, erano considerati con lo stesso spregio di quelli in ceramica. In ogni caso il tesoro documenta la presenza nel nord, in collegamento con le spedizioni militari romane, di cospicui quantitativi di argenteria e la circolazione di oggetti di pregio ancora di tradizione o fattura ellenistica.
La necropoli era situata lungo l’antico tracciato che conduceva verso la Valcamonica, nei pressi del torrente Valvendra. I primi ritrovamenti risalgono al 1818, ma i più significativi nel 1907 con l'apertura dei cantieri per la costruzione dell'ospedale e della ferrovia.
Fino ad ora le tombe portate alla luce complessivamente sono 140, di cui 91 inumazioni e 48 incinerazioni. Per ben 5 secoli, dal I al IV sec. d.C., a Lovere si trovava dunque una necropoli romana la più vasta a nord del fiume Po.
In altre sepolture furono trovati alcuni vasi d'argento decorati o iscritti (un piatto con rosette al centro ed orlo ornato a bulino, una casseruola massiccia, una piccola coppa a calotta sferica; inoltre vari anelli d'oro e d'argento, un cucchiaino con iscrizione, ecc.), ad altre tombe appartengono una collana d'oro e perle e dischi di pietra verde, un coperchio di vaso d'argento con rosoncini e cordoni filigranati, ed altre suppellettili meno preziose.
Il cosiddetto tesoro di Lovere con la coppa del Pescatore è ora conservato presso il Museo Archeologico di corso Magenta a Milano
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