VILLA FLORIS
Loc. Sergnana-Via Fiume
La villa sorge a Sergnana, uno dei nuclei storici meglio conservati e ristrutturati del comune di Provaglio d’Iseo. Tale contrada, pur essendo di origini antiche e, forse, romane, prende vita come borgo solo nel corso del Cinquecento, proprio intorno alla villa e alla chiesetta dedicata a San Rocco, il Santo più invocato, dal Medioevo in poi, come protettore dal terribile flagello della peste. Ecco perché la piccola chiesa fu iniziata proprio nel 1576 (anno della peste di san Carlo) e completata intorno al 1630, anno della terribile pestilenza descritta anche nel celebre romanzo I promessi sposi. Le forme architettoniche della villa risultano ben inserite nel contesto urbano circostante e armoniosamente disposte benché la configurazione attuale della stessa risenta di numerosi interventi edilizi susseguitesi nel tempo e dovuti sia al cambio di destinazione da agricolo a residenziale, sia ai vari passaggi di proprietà. All’inizio, e indicativamente ci riferiamo al Trecento, venne edificata per scopi militari solamente la torre, che ancora oggi risulta visibile nelle sue forme pressoché originarie, e che svolgeva una funzione puramente difensiva a salvaguardia della linea di confine con i fondi di proprietà della famiglia Oldofredi. Fortunatamente salvaguardata dall’abbattimento di numerose strutture di difesa del territorio franciacortino, che nel Quattrocento avevano perso il proprio valore strategico e militare, ben si accosta alle strutture adiacenti del complesso edilizio che furono aggiunte nei secoli successivi. La torre venne sì a perdere il suo principale scopo militare dopo il Quattrocento, ma essendo stata parzialmente modificata nel corso del Cinquecento per poter essere abitata, si è conservata nel tempo mantenendo anche alcuni elementi della sua originaria finalità difensiva.
Permangono, infatti, oltre alla possente struttura, altre tracce del suo originario scopo. Si vedano a tal proposito non solo le strette aperture della facciata ad ovest, cosiddette feritoie, necessarie per colpire il nemico e difendersi in caso di attacco, ma anche la bertesca, una struttura sporgente inserita in facciata e dotata di caditoie dalle quali scaricare materiali offensivi per il nemico. Anche la scala a chiocciola di accesso ai due piani dell’edificio, poco illuminata e molto stretta, ostacolava l’accesso indesiderato del nemico, risultando un ottimo sistema di difesa.
Alla fine del Quattrocento venne aggiunto alla torre il corpo di fabbrica che attualmente costituisce il nucleo centrale della villa: si tratta di un tipico fabbricato rurale, facilmente riscontrabile nelle cascine storiche della zona collinare di Brescia, caratterizzato da una doppia fila di arcate che si sviluppano nel portico a piano terra e nella loggia al piano primo. Sia il portico che la loggia erano necessari per difendere gli ambienti domestici dalle intemperie e per essiccare i prodotti agricoli. Al piano terra si trovava la cucina, il ripostiglio e la dispensa, mentre al primo piano la zona notte, il fienile e la legnaia. Fu, però, la ricca famiglia bresciana degli Averoldi che, dopo aver acquistato nei primi anni del Cinquecento il fondo sul quale sorgevano la torre e il fabbricato rurale, trasformò ad uso residenziale il complesso. Le tracce di questi interventi edilizi si possono ancora oggi notare sia nella torre che nel corpo centrale. Per quanto concerne la torre, infatti, gli Averoldi inserirono al primo piano un’elegantissima volta ad ombrello ed un camino sul quale fecero incidere lo stemma della famiglia ancora oggi visibile, mentre al secondo piano affrescarono le pareti con motivi vegetali e inserirono un secondo camino (di entrambe queste trasformazioni oggi rimangono, purtroppo, solo alcuni lacerti). Per quanto riguarda il fabbricato rurale, la nobile famiglia arricchì le stanze con camini dagli eleganti sedili in pietra modanati e con affreschi raffiguranti angeli, putti, mascheroni, racemi vegetali ed elementi zoomorfi, mentre decise di lasciare pressoché inalterata la sobria e semplice facciata mantenendone un aspetto semplice e di stampo rurale. Nel corso del Cinquecento il complesso cambiò nuovamente proprietà: nel 1540, infatti, l’intero fondo passò alla famiglia Caprioli in occasione del matrimonio fra Lorenzo Caprioli e Nostra Averoldi, sorella di Giovanni Averoldi. Per tutto il Seicento la villa rimase di proprietà della nobile famiglia Caprioli. All’inizio del secolo, a causa di un ingente tracollo economico della stessa, non fu possibile dare seguito a ristrutturazioni o modifiche del complesso edilizio, mentre alla metà del secolo, grazie ad un miglioramento delle condizioni economiche della famiglia, venne aggiunto il locale ad est del complesso (cosiddetto “caminata” per la presenza di un camino al suo interno) e modificate le forme della doppia fila di arcate in facciata che assunsero la linea curva che ancora oggi possiamo vedere. La data della modifica della forma delle arcate può essere con buona approssimazione riferibile ad una data posteriore al 1631: nella pala d’altare della vicina Chiesa di san Rocco, infatti, ed in particolare nello sfondo della scena principale che raffigura la Madonna con il Bambino e San Michele Arcangelo apparsi ad alcuni Santi, è raffigurata ed è ben riconoscibile la villa di Sergnana, con la torre e il parco circostante. La pala è attribuita al pittore bresciano Ottavio Amigoni ed è datata 1631. Nell’angolo in basso a destra del dipinto, infatti, vi è un’iscrizione che recita: OT.AM.FA.MDCXXXI. Le sigle iniziali e cioè OT.MA vanno intese come le iniziali dell’autore (ipotizzato dalla critica per confronto stilistico in Ottavio Amigoni), mentre FA è l’abbreviazione di FACIT (cioè “esegue”) e la cifra romana MDCXXXI indica la data di esecuzione (1631). Tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento la villa passò in proprietà ad un’altra nobile famiglia, i Soncini, già proprietari di beni in località Provezze, frazione di Provaglio d’Iseo. Essi diedero seguito a modifiche e migliorie del fabbricato facendo anche aggiungere una barchessa ad occidente: l’inserimento di questo elemento conferma significativamente che la villa ebbe in quel periodo una funzione prevalentemente rurale, essendo la barchessa un edificio di servizio tipico dell'architettura agricola e destinato a contenere gli ambienti di lavoro e a dividere lo spazio del corpo centrale della villa, riservato ai proprietari, da quello dei contadini. Successivamente la villa divenne di proprietà dei Nava, poi dei Franceschetti ed oggi della famiglia Floris.
Bibliografia
AA.VV, La mappa del tesoro. Materiali per un museo del territorio, Associazione culturale San Pietro in Lamosa, Provaglio d’Iseo, 2004.
F. Lechi, Le dimore bresciane, volume IV, Edizioni di Storia Bresciana, 1975.
F. Ferrari e G. Riina, Progetto di conservazione della torre dell’antica rocca di Sergnana, tesi di laurea, A/A 1997-1998.
Laura Metelli